La Morte

L'arcano n. 13 rappresenta la Morte, premessa necessaria alla rinascita. Superato, infatti, lo stato profano, il passaggio iniziatico, la prova trasformatrice, si rivivrà e meglio, immersi in una nuova condizione di sacralità. Rispetto alla raffigurazione tradizionale, qui lo scheletro ha le ossa tinte di rosa carnicino, colore rappresentativo di tutto ciò che è umano, e impugna la falce con la mano sinistra in modo da disegnare con essa la lettera mem dell' alfabeto ebraico.

La falce dal manico giallo, colore della terra, ovvero della materia, ha lasciato al suolo un piede, una mano e una testa che sembrano, però, non aver perso vitalità ed espressione, quasi a indicare che niente muore del tutto e che ciò che sembrava perduto si è solo trasformato e continuerà. Di ciò che l'uomo ha fatto, pensato, sognato, delle sue idee (testa) e delle sue azioni (mani e piedi) permane, dunque, una traccia anche molto dopo che la Morte ne abbia trasformato il corpo materiale in polvere.

La carta illustrata in questo testo, contrariamente alla maggioranza dei mazzi, riporta nella didascalia il nome dell' arcano che, normalmente non compare oppure compare come 'IL TREDICI', si preferisce, infatti, lasciare la spazio in bianco, per esorcizzarne l'oscura pericolosità, il tabù legato alla morte, evitando perfino di nominarla o chiamandola diplomaticamente l'innominabile.

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